Investiti 33 miliardi in 10 anni per le dimore storiche

Investimenti per 33 miliardi di euro nel decennio 2005-2014 per gli immobili storici vincolati in Italia, con un indotto generato sui territori di oltre 36 miliardi di euro. E’ il bilancio di Adsi-Associazione dimore storiche italiane, l’associazione dei proprietari di dimore storiche, che si è riunita nella XXXIX Assemblea a Roma, secondo quanto riferisce Italia Oggi, per discutere lo stato dell’arte dei beni culturali privati in Italia e le sfide future. Questi investimenti hanno avuto importanti ricadute sia sul settore edile sia sull’artigianato specializzato a livello locale, oltre ad aver aumentato il richiamo turistico delle zone, spesso rurali, in cui gli immobili storici sono collocati.
Secondo un recente studio realizzato dalla Fondazione Bruno Visentini, le previsioni per il quinquennio 2016-2020 individuano la necessità per i proprietari privati di ulteriori investimenti per 13,6 miliardi di euro, con un indotto stimato in 14,7 miliardi di euro di imponibile. L’effettiva realizzazione di tali investimenti è tuttavia condizionata dalla difficoltà di reperire i necessari finanziamenti e dalla mancanza di una politica di incentivi fiscali specifica per i restauri, che tenga conto delle caratteristiche e delle professionalità specializzate necessarie per la manutenzione degli immobili storici.
“I proprietari di beni culturali privati”, ha dichiarato Moroello Diaz della Vittoria Pallavicini, presidente di Adsi, “sono ben consapevoli dell’importanza del loro impegno quotidiano per la conservazione di beni non solo di interesse pubblico, ma che rappresentano un volano economico all’interno dei territori. Tuttavia è ormai urgente attuare una strategia politica che coordini gli interventi, anche legislativi e fiscali, per la valorizzazione e la promozione dei beni culturali, in modo che essi possano esprimere appieno il proprio potenziale economico, tuttora in Italia significativamente inferiore rispetto a quello di Paesi che vantano un patrimonio artistico di gran lunga meno rilevante del nostro”.

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